Grotte di Frasassi

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Genga
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Grotte di Frasassi

Description:

La scoperta delle Grotte di Frasassi (Grotta Grande del Vento), grotte carsiche sotterranee, avvenuta nel settembre 1971 ad opera di Rolando Silvestri del Gruppo Speleologico Marchigiano CAI di Ancona che ne individuò l’entrata durante la spedizione guidata da Giancarlo Cappanera, arriva dopo precedenti scoperte speleologiche nell’area, come quella che a giugno del ’48, portò il Dott. Mario Marchetti a trovare la Grotta del Fiume.

Altre esplorazioni si successero tra gli anni ’50 e ’60, mentre è sempre nel 1971, appena un paio di mesi prima della scoperta della Grotta Grande del Vento, che un gruppo di 7 jesini venne attirato da una forte corrente d’aria che fuoriusciva da una piccola apertura. Prima ne ampliarono la dimensione per renderla praticabile (chiamato in seguito Strettoia del Tarlo) e poi si inoltrarono per circa 5 km in una fitta rete di gallerie, cunicoli, pozzi e grotte.

Dal 1972 le Grotte di Frasassi, che si trovano nel territorio del comune di Genga a circa 50 km da Senigallia (1 ora di macchina), sono sotto la tutela del Consorzio Frasassi, costituito dal comune di Genga e dalla Provincia di Ancona, con l’obiettivo di salvaguardarne e valorizzarne la fruibilità scientifica e turistica.

Il complesso delle grotte ricade all’interno del Parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi e dal settembre del 1974 è stata aperta una parte al pubblico divenendo nel tempo una delle maggiori attrazioni turistiche delle Marche con milioni di visite.

All’interno delle cavità carsiche si possono ammirare delle sculture naturali, formatesi ad opera di stratificazioni calcaree nel corso di 190 milioni di anni grazie all’opera dell’acqua e della roccia.

Per dare un’idea di quanto possa essere enorme, all’interno potrebbe essere contenuto senza problemi il Duomo di Milano.

All’interno delle grotte sono presenti anche dei laghetti in cui ristagna l’acqua dello stillicidio e dei “pozzi”, cavità cilindriche profonde fino a 25 m che possono raccogliere l’acqua o convogliarla verso piani carsici inferiori.

Nelle grotte non penetra in alcun punto la luce naturale superficiale, pertanto l’illuminazione è completamente artificiale e utilizza solo luci bianche fredde, cioè che non producono calore verso le concrezioni (come già detto la temperatura è costante). Le uniche luci non di questo tipo sono quelle azzurre usate per mettere in evidenza i pozzi e i laghetti.

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