Senigallia, mezza ebrea e mezza canaglia

Senigallia, mezza ebrea e mezza canaglia

C’è un detto che non tutti conoscono, sicuramente meno noto fuori dai confini cittadini, o comunque dal territorio marchigiano che recita così: “Senigallia, mezza ebrea e mezza canaja”.
Una descrizione della città quantomeno particolare, che fonda la sua origine su precisi eventi che hanno caratterizzato la storia di Senigallia nel XV e nei successivi secoli.

Era il 1450 quando Sigismondo Pandolfo Malatesta, sotto il cui dominio febbri malariche avevano ridotto sensibilmente la popolazione senigalliese, decise di dare nuovo slancio alla città ormai in totale decadenza, sfiancata da colera e povertà, promulgando un curioso editto. L’idea fu quella di ripopolare la città attirando molte persone che avevano conti in sospeso con la giustizia (la canaja) con la promessa di un’amnistia, e molti ebrei con la promessa di agevolazioni per i commerci. Per incentivare l’arrivo di nuove persone a Senigallia, Sigismondo aggiunse che chi avesse partecipato alla rinascita della città avrebbe altresì avuto un pezzo di terra, una coppia di buoi per lavorarlo e l’esenzione per dieci anni dalle tasse.

L’idea risultò vincente e Senigallia si ripopolò rapidamente di galeotti ed ebrei che in un censimento del 1753 erano circa 650, oltre il 10% dei 7149 abitanti totali dell’epoca. Numero che arrivava anche a mille durante il periodo della fiera.

Chiusi nei ghetti dal 1555 su obbligo dello stato pontificio, a Senigallia tale restrizione si estese nel 1631 quando la città passo dal ducato di Urbino allo stato pontificio. Ghetto, quello senigalliese, che si trovava nei pressi di piazza Simoncelli. Se si pensa che quello cittadino era chiuso da 3/4 cancelli, mentre quello di Roma ne aveva 7, si intuisce bene quanto sia stato grosso quello di Senigallia.

Una presenza importante, che appunto diede vita, insieme alla numerosa presenza di galeotti, al detto “Senigallia, mezza ebrea e mezza canaja”.
 Evidentemente non è mai piaciuta troppo questa definizione, infatti i senigalliesi hanno elaborato velocemente un controdetto: “Se guardi bene bene, è più canaja chi ci viene!”.

Nel 1848 dopo l’elezione di papa Pio IX, nato Giovanni Maria Mastai Ferretti, proprio a Senigallia nel 1792, si iniziò l’abbattimento delle case del ghetto.

Curiosità cinematografica. Considerato da molti come il film che inaugurò il neoralismo, nel 1942 viene girato Ossessione di Luchino Visconti durante il quale, nelle scene girate ad Ancona, Massimo Girotti (Gino nel film) si sente chiedere da un prete “Di dove sei tu, figliolo?” al quale risponde subito “Di Senigallia”; al che il reverendo, maliziosamente, replica: “Ah, Senigallia!? Mezzi santi e mezzi canaglia, eh?”. Quello che potrebbe sembrare come un errore, o una storpiatura del detto originale, altro non era invece che una battuta censurata (o autocensurata), visto il particolare momento storico.

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