Storia
Tra i piccoli centri abitati che costellano le colline intorno a Senigallia, una menzione particolare senz’altro spetta a Scapezzano.
Esso sorge sulla sommità di una collina a 162 metri s.l.m. a pochi minuti di auto dalla costa e dalla città.
Sono due le caratteristiche peculiari che questo piccolo paese può vantare: il suo patrimonio storico-monumentale ed artistico ed il contesto paesaggistico in cui è inserito. Peculiarità certamente non esclusive rispetto ad altri centri analoghi, ma significative e con rimandi storici particolarmente interessanti.
Il nome ricorda l’antica tribù Scaptia a cui erano aggregati i coloni romani che popolarono la gallica Sena.
Al ‘200 risale un documento che parla dell’esistenza di un nucleo insediativo e la presenza in loco di fortificazioni a difesa del sito. Nel Quattrocento, poi, il castello raggiunse l’apice della sua importanza sotto la signoria dei Malatesta di Rimini
Proprio di quel tempo resta la suggestiva cinta muraria di forma vagamente trapezoidale con quattro torri angolari ed una possente torre fortificata posta all’ingresso del castello. Essa risulta ben conservata anche se in alcuni tratti è stata oggetto di ripristini.
Muovendo verso ovest della torre d’ingresso, a cui oggi si accede salendo una breve e ripida scalinata, troviamo un torrione circolare scarpato, attrezzato per resistere alle armi da fuoco. Il torrione successivo è poligonale e dalla singolare forma a prua di nave. Segue, verso nord ovest, un torrione a pianta quadrata e, verso nord est, un altro torrione pure a pianta quadrata. Da qui la cortina muraria si ricongiunge con la porta-torre volta verso sud.
Varcando l’ingresso del castello ci si trova di fronte all’imponente facciata della chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista: un bell’esempio di architettura settecentesca. L’edificio, per la sua mole, domina sia sull’agglomerato urbano sia sul paesaggio circostante. L’interno si presenta con un’unica luminosa navata dove sono custodite numerose opere d’arte di soggetto religioso, eredità della secolare devozione della popolazione locale. Sulla parete destra, appena entrati, possiamo ammirare un frammento di affresco staccato quattrocentesco rappresentante l’Eterno Padre con due corone di angeli cherubini ed oranti. L’opera è attribuibile alla cerchia della bottega urbinate di Giovanni Santi padre di Raffaello. Segue una tela dell’Immacolata concezione con San Giovanni Evangelista e re David. Sulla parete di fronte una tela dedicata al culto del rosario con la Madonna, San Domenico e Santa Caterina. Queste due significative rappresentazioni sono state eseguite dal pittore Lelio Leoncini (Arcevia, ca. 1548-1616).
Di seguito, sempre sulla parete destra un’opera del pittore contemporaneo Bruno d’Arcevia (Arcevia 1946) esponente della Nuova Maniera italiana o Neo Manierismo raffigurante Santa Cecilia patrona della musica e dei musicisti. Oltre l’altare con la statua di San Filippo Neri, patrono di Scapezzano, nel punto di raccordo della navata con l’abside si trovano due tele del pittore senigalliese Giovanni Anastasi (Senigallia 1653 – Macerata 1704): una rappresenta l’Adorazione dei pastori e l’altra l’Adorazione dei Magi.
Nel catino absidale altre tele: nell’ordine, la Madonna del Soccorso, (Luigi Conti, Ostra Vetere 1781 – Senigallia 1854 ca.), la Comunione degli apostoli di Gian Battista Galeotti (Arcevia 1572 – Jesi 1641), Santa Barbara e San Pietro Martire di anonimo. Sull’altare maggiore è poi collocato un prezioso crocifisso del 1500. Proseguendo la visita troviamo sulla parete di sinistra l’altare dedicato alla Madonna della speranza con al centro di una ricca cornice barocca l’immagine della Vergine con il Bambino. Un’altra singolare immagine della Vergine con il Bambino è il soggetto di un affresco staccato proveniente dalla chiesa del Soccorso e collocato tra i due altari di sinistra. Nello stesso punto sono collocate due piccole tele sei-settecentesche di anonimo, raffiguranti San Vincenzo Ferreri e La fuga in Egitto.
Infine, prima di uscire, è da ammirare l’elegante fonte battesimale dove è collocata un’altra opera di Bruno d’Arcevia raffigurante il Battessimo di Gesù.
Appena usciti dall’edificio sacro si può imboccare a destra il vicolo che fiancheggia la chiesa raggiungendo la retrostante piazza Mazzini. Da qui, portandosi a ridosso delle mura castellane e costeggiandole, si gode un suggestivo panorama. Volgendo lo sguardo in senso antiorario si scorge il litorale adriatico con Marotta e Fano e più in lontananza si individuano le balze costiere di Monte Ardizio e Monte San Bartolo a ridosso della città di Pesaro. E, ancora in senso antiorario, ci appaiono l’inconfondibile profilo del Monte Titano con San Marino, il massiccio di Carpegna con i caratteristici profili di Sasso Simone e Simoncello ed ancora il Monte Nerone, il Monte Acuto ed il Catria.
Uscendo dal castello per la porta-torre, percorrendo verso sinistra Via Fratti si giunge alla cosiddetta balconata che offre uno scorcio panoramico altrettanto suggestivo. Sempre in senso antiorario vediamo troneggiare il caratteristico “focaccione” del Monte San Vicino e più in lontananza, all’orizzonte, i Monti Sibillini. Nelle giornate più limpide è perfino possibile ammirare il Corno Grande, la cima più alta del massiccio del Gran Sasso d’Italia, e più a sinistra la Maiella entrambi in Abruzzo. Volgendo infine lo sguardo ancora più verso l’est ecco il promontorio del Conero e la baia di Ancona che inducono a riposare lo sguardo sui cangianti colori del Mare Adriatico.
Sergio Fraboni